Il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto

La grande veglia di Pasqua

         Il “fulcro” del Triduo pasquale è la Veglia nella notte tra il sabato santo e la domenica di Risurrezione. È la notte in “… «onore del Signore» e la veglia che in essa si celebra, commemorando la notte santa in cui Cristo è risorto, è considerata come «madre di tutte le sante Veglie». In questa Veglia infatti la Chiesa rimane in attesa della Risurrezione del Signore e la celebra con i sacramenti dell’Iniziazione cristiana” (PCFP 77).

         La Veglia si svolge di notte; ad essa si giunge dopo la celebrazione dei primi due giorni del Triduo e dopo due giorni di digiuno pasquale. Essa ha le sue radici nella tradizione biblica quando gli Ebrei attesero vegliando il passaggio del Signore affinché li liberasse dalla schiavitù dell’Egitto e li conducesse nella terra promessa. Quella Pasqua era la figura della Pasqua di Cristo che risorgendo dal sepolcro ci ha liberati dalla schiavitù antica del peccato e della morte. La Risurrezione di Cristo è il fondamento della nostra fede e della nostra speranza ed è per questo che la Chiesa celebra la Pasqua come la solennità delle solennità; con il Battesimo poi noi siamo stati sepolti con Cristo nella morte e con lui siamo risorti alla vita immortale, proprio per questo motivo nella notte di Pasqua la Chiesa ha sempre celebrato i sacramenti dell’Iniziazione cristiana, cioè il Battesimo, la Confermazione e la prima partecipazione all’Eucaristia. Il Signore, inoltre, ha invitato i cristiani a vegliare, con le lampade accese, fino al suo ritorno e in modo speciale durante questa veglia, madre di tutte le veglie, i cristiani attendono il suo ritorno.

         L’inizio della Veglia in cui viene benedetto il fuoco nuovo e il nuovo cero pasquale è un grande e solenne lucernario che apre tutta la celebrazione a cui fa seguito l’annuncio, da parte del Diacono, del grande mistero pasquale inserito nell’economia della salvezza con il canto dell’Exultet.

Nella notte pasquale vengono proclamate sette letture dell’Antico testamento e due del Nuovo. In questa abbondantissima mensa della Parola che la Chiesa imbandisce per noi vengono annunciati gli avvenimenti principali di tutta la storia della salvezza: la creazione, il sacrificio di Abramo e l’uscita dall’Egitto, seguiti da una lettura che annuncia la nuova alleanza tra Dio e il suo popolo e lo fa con l’immagine dello Sposo e della sposa. Le altre letture sono di carattere battesimale, perché altro momento fondamentale della veglia che è anche il culmine del cammino quaresimale è la celebrazione dei Battesimi. Al termine delle letture dell’antico testamento si canta il Gloria a Dio, che durante la quaresima non viene cantato, si illumina a festa l’altare con l’accensione delle candele sull’altare e si suonano le campane come segno di gioia e di festa (le campane non suonano più dalla sera del giovedì santo). Si legge a questo punto la lettera di Paolo ai romani e, dopo quaranta giorni, risuona di nuovo, festoso ed esultante, il canto dell’Alleluia. A questo punto la proclamazione del Vangelo completa la lettura dell’Antico e del Nuovo testamento che ci ha preparato a celebrare il mistero pasquale. Il racconto della tomba vuota è il punto più alto di questa parte della veglia.

         Dopo l’omelia, inizia la terza parte della veglia. In essa la Chiesa, rinnovando le promesse del proprio battesimo e facendo rinascere i nuovi figli dall’acqua e dallo Spirito attraverso la liturgia battesimale, celebra il proprio inserimento nella morte e nella risurrezione di Cristo e la propria nascita ad una vita nuova.

         La celebrazione dell’Eucarestia, che forma la quarta parte della Veglia, è il culmine dell’Iniziazione Cristiana e la partecipazione piena di tutta la Chiesa alla Pasqua di Cristo attraverso il sacramento; “… cioè memoriale del sacrifico della Croce e presenza del Cristo risorto, completamento dell’Iniziazione Cristiana, pregustazione della Pasqua eterna” (PCFP 90).

         “Si celebri la Messa del giorno di Pasqua con grande solennità … Si conservi, dove già è in vigore, o secondo l’opportunità si instauri, la tradizione di celebrare nel giorno di Pasqua i Vespri battesimali, durante i quali al canto dei salmi si fa la processione al fonte. … Il cero pasquale, da collocare presso l’ambone o vicino all’altare, rimanga acceso almeno in tutte le celebrazioni liturgiche più solenni di questo tempo, sia nella Messa, sia a Lodi e Vespri, fino alla domenica di Pentecoste” (PCFP 97-99).

Il Giovedì santo

         “Con la Messa celebrata nelle ore vespertine del Giovedì santo, la Chiesa dà inizio al triduo pasquale ed ha cura di far memoria di quell’ultima Cena in cui il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando sino alla fine i suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino e li diede agli Apostoli in nutrimento e comandò loro e ai loro successori nel sacerdozio di farne l’offerta” (PCFP 44).

        In questa celebrazione, che è come una grande introduzione al Triduo santo, vengono ricordati l’Istituzione dell’Eucaristia, l’istituzione dell’Ordine sacerdotale e il comando del Signore sulla carità fraterna (PCFP 45). All’inizio di questa celebrazione vengono accolti gli oli santi che il Vescovo ha consacrato nella Messa del Crisma, al mattino del Giovedì santo o in un altro giorno della settimana santa. Si canta il Gloria e si suonano le campane. Al termine del canto del gloria non si suoneranno più fino alla Veglia pasquale. Nella Liturgia della Parola vengono proclamati: un brano del libro dell’Esodo con il racconto della prima pasqua degli Ebrei in Egitto e le prescrizioni per la cena pasquale; la prima lettera ai Corinzi con il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia che ne fa Paolo al capitolo 11; la lavanda dei piedi nel racconto di Giovanni al capitolo 13 del suo Vangelo. Segue il gesto della lavanda dei piedi. “La lavanda dei piedi, che per tradizione viene fatta in questo giorno ad alcuni uomini scelti, sta a significare il servizio e la carità di Cristo, che venne «non per essere servito ma per servire» (PCFP 51).

Dopo il gesto della lavanda dei piedi e la preghiera dei fedeli vengono portati all’altare i doni per l’Eucaristia e possono portarsi anche i doni per i poveri che durante il tempo di Quaresima si sono raccolti, come frutto di penitenza, per provvedere alle necessità di che è nel bisogno.

         Al termine dell’Eucaristia si porta il Santissimo Sacramento all’altare della reposizione, un luogo preparato per la preghiera e l’adorazione nella notte. Lì in questa notte viene solennemente custodita l’Eucaristia per la Comunione al giorno seguente in quanto fino alla Veglia di Pasqua non si celebra più l’Eucaristia. Per questo motivo viene anche spogliato l’altare.

Il Venerdì santo

         Il primo giorno del triduo pasquale è il Venerdì santo in cui «Cristo nostra Pasqua è stato immolato» (1 Cor 5, 7). Questo giorno è giorno di digiuno, un digiuno pasquale che ci prepara a celebrare con un cuore nuovo la festa in onore del Cristo risorto. Questo digiuno può prolungarsi anche a tutto il Sabato santo. In questo giorno la comunità cristiana medita la Passione del Signore Gesù, suo Sposo, e con l’adorazione della Croce celebra la sua nascita dal costato di Cristo che, dormiente sulla Croce, fa scaturire dal suo costato il mirabile sacramento della Chiesa sua sposa.

         In questo giorno, per antichissima tradizione non viene celebrata nessuna Eucaristia. I fedeli possono ricevere la Comunione durante la celebrazione della Passione del Signore. In questo giorno si fa la celebrazione della Passione del Signore. Essa si svolge come una liturgia della Parola e possibilmente verso le tre del pomeriggio. Dopo un momento iniziale vissuto e celebrato nel silenzio, ha inizio la proclamazione della Scrittura. L’inizio della celebrazione con la prostrazione e senza canto ma solo con il silenzio può sottolineare come la Chiesa stupita e meravigliata per il grande mistero della salvezza tace davanti a tutto ciò e nella sua indegnità per così grande dono si umilia e si riveste di dolorosa mestizia perché le è stato tolto lo Sposo. Si proclamano le letture e la passione del Signore secondo Giovanni. Dopo l’omelia si fa la preghiera universale con forma e testi secondo l’antica consuetudine della Chiesa. Nel giorno della Passione del Signore la Chiesa prega e intercede per tutte le necessita degli uomini e del mondo, perché la potenza della Croce di Cristo che innalzato attira tutti a sé è causa di salvezza per tutto il genere umano.

         Segue a questo punto l’ostensione e l’adorazione della Croce. La chiesa pellegrina sulla terra adora e ringrazia il suo Signore per il suo amore, perché dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo (antifona per l’adorazione della Croce). Segue a questo rito la Comunione dei fedeli. L’assemblea si scioglie in silenzio riflettendo e meditando su ciò che ha visto e celebrato.

         In questo giorno è molto forte la presenza del popolo di Dio alla Via Crucis e alla Processione in onore di Cristo morto e della sua Madre addolorata. Questi pii esercizi sono molto importanti per la vita delle comunità ma è necessario armonizzarli sempre con lo spirito liturgico di questo giorno e non debbono offuscare l’importanza della celebrazione della Passione del Signore.

Il Sabato santo         “Il Sabato santo la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e morte, la discesa agli inferi ed aspettando nella preghiera e nel digiuno la sua risurrezione. In questo giorno la Chiesa si astiene del tutto dal celebrare il sacrificio della Messa” (PCFP 73.75).