Il tempo della Quaresima

Coordinate storiche

Diamo inizio al tempo santo della Quaresima con i suoi riti liturgici e tradizionali. Un tempo favorevole, che la Chiesa dal IV secolo ci fa celebrare per giungere sempre più alla pienezza della vita nuova in Cristo: Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa, attingano ai misteri della redenzione la pienezza della vita nuova in Cristo tuo Figlio… (MR, Prefazio di Quaresima I).

Nei primi tre secoli, in effetti non abbiamo traccia della Quaresima tra i cristiani. La Pasqua annuale veniva preparata attraverso due o tre giorni di digiuno. Le prime testimonianze di questo tempo dell’anno liturgico risalgono al IV secolo: Egeria ne dà testimonianza, per quanto riguarda Gerusalemme e la Spagna, Sant’Agostino per l’Africa e Sant’Ambrogio per Milano. Per quanto riguarda Roma, sarà lo storico Socrate nell’Historia ecclesiastica (IV secolo) a testimoniare un tempo di tre settimane di digiuno in preparazione alla Pasqua, eccetto il sabato e la domenica.

Papa Leone Magno, nel X Sermone quaresimale pronunciato nel 455, ricordava ai fedeli: «Trovandoci vicini a celebrare quel mistero che è al di sopra di tutti, e con il quale il sangue di Gesù Cristo distrusse le nostre iniquità, prepariamo anzitutto i sacrifici della misericordia, e quello che ci ha concesso la bontà di Dio concediamolo anche noi a chi verso di noi ha mancato».

Riscoprire il battesimo

I testi liturgici ci parlano di questo tempo come segno sacramentale della nostra conversione (MR, Colletta della I Domenica di Quaresima), di ritorno al Signore contrassegnato da un intenso proposito spirituale, nel quale i battezzati sono chiamati a fare esperienza di Cristo e testimoniarlo con la vita.

Il Concilio indica la strada per il recupero del duplice carattere della Quaresima, “mediante il ricordo o la preparazione al Battesimo e mediante

la penitenza” (SC 109), per una autentica disposizione a celebrare il mistero pasquale.

È nel battesimo che si fonda la preziosità del cammino quaresimale. Vivere questo cammino nelle nostre comunità significa riassaporare la bellezza di essere figli, di essere Chiesa. In questo modo la Quaresima si configura come un vero e proprio itinerario spirituale che la Chiesa offre ai propri figli per giungere completamente rinnovati a celebrare la Pasqua del Figlio di Dio (cf. Preghiera di benedizione delle Ceneri). Un cammino sostenuto dalla forza dell’Eucaristia perché diventi strumento efficace per la guarigione del nostro spirito (cf. Orazione dopo la comunione, Mercoledì delle Ceneri) e che non può prescindere dal rivedere e reimpostare il rapporto di preghiera e di dialogo tra il Padre e i suoi figli.

I Padri della Chiesa, descrivendo la preparazione al battesimo dei catecumeni nelle diverse tappe, ci presentano la simbologia della Quaresima come il tempo che scorre tra due corsi d’acqua: il mar Rosso e il Giordano. I Padri amavano riferirsi ora all’uno ora all’altro, per descrivere il grande passaggio battesimale, orientando decisamente il cammino quaresimale verso il Giordano: per i catecumeni che già avevano passato il mar Rosso, cioè si erano convertiti ma ancora non avevano ricevuto il Battesimo, il fiume da attraversare era quello battesimale del Giordano, per entrare nella terra promessa del regno di Cristo, vissuto nella fede della comunità cristiana (cf. Origene, Homiliae in Librum Jesu Nave, 4,1).

Cammino di conversione

L’invito costante alla conversione mediante le opere della penitenza e soprattutto della carità, che la liturgia ci offre in questo tempo liturgico, non può essere ristretto al solo aspetto morale, benché sempre importante. «Crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e testimoniarlo con una degna condotta di vita» (MR, Colletta I Domenica di Quaresima) significa riconoscere l’immenso dono ricevuto nel mistero pasquale mediante i sacramenti dell’iniziazione cristiana: essere realmente figli del Padre, generati dalla morte di Cristo. Solo questa consapevolezza “battesimale” ci

spingerà alla vita nuova di coloro che sanno di “essere risorti con Cristo”.

Quest’anno, il filo conduttore dei Vangeli domenicali è prettamente di carattere “penitenziale”, così come l’eucologia è un invito alla “conversione- misericordia”. Tutta la liturgia delle domeniche di Quaresima ci invita a prendere coscienza del “circolo virtuoso” che collega l’esperienza della misericordia divina alla nostra conversione, la quale, a sua volta, si traduce nella nostra concreta azione di misericordia nei confronti dei fratelli e delle sorelle. In altre parole: sperimentato l’amore misericordioso di Dio, diventiamo capaci di amare gli altri.

Il cammino penitenziale della Quaresima ci condurrà, la notte di Pasqua, nella celebrazione della Veglia, a rinnovare le promesse battesimali, per essere aspersi di quell’acqua che ci ha fatti rinascere ad una nuova vita facendo risuonare l’invito di Sant’Ireneo di Lione: “Cristiano, diventa ciò che sei!”.

Un tempo esigente

La liturgia ci invita a vivere questo tempo con sobrietà ed essenzialità, a sentire, come Israele in Egitto, “il peso della schiavitù” di questo tempo in cui si scatenano conflitti che pretendono di condannare alla irrilevanza il Dio della pace; ci sollecita ad alzare lo sguardo verso l’Amore che solo può dare risposta di futuro al desiderio di liberazione che vive nel cuore di ogni uomo.

Sarà un tempo “esigente”, perché ci vorrà forza di speranza e di verità per poter riflettere sulla propria vita e decidere il cambiamento mediante la celebrazione del sacramento della Penitenza, che consentirà di rialzare lo sguardo verso lo splendore della Pasqua senza essere accecati dalla miseria del nostro peccato.

Il digiuno e l’elemosina riempiranno di concretezza il cammino quaresimale e ci ricorderanno che siamo un popolo in pellegrinaggio verso la liberazione e non un’anonima folla che corre senza mèta, che siamo un popolo costituito da fratelli.

Saremo sollecitati a vivere il digiuno come rinuncia a ciò che non è essenziale, quel digiuno che solleciterà il nostro cuore a comprendere di chi non possiamo fare davvero a meno, chi è il respiro di speranza del nostro cuore, la voce di chi deve farsi largo tra i rumori insostenibili dei conflitti, della violenza e della sopraffazione per raccontarsi nuove bellezze di pace.

Saremo chiamati a vivere l’elemosina non solo come condivisione delle necessità dei fratelli ma come apertura del nostro cuore e della nostra esistenza alla necessità di pace e di speranza del mondo, perché l’amore del Padre che ha risuscitato il Signore Gesù si riversi sui sentieri della storia grazie all’amore che ogni credente sarà capace di offrire e condividere con ogni uomo, perché alla fine la pace sia il frutto di letizia della Quaresima di quest’anno.

tratto da: https://liturgico.chiesacattolica.it/sussidi-liturgici-per-il-tempo-di-quaresima-e-pasqua/