La Quarta Domenica di Avvento pone al centro non solo la figura di Maria ma opera quasi una zummata nella storia e nella geografia! Il Vangelo parte dall’infinito del cielo e restringe progressivamente il campo, fino a mettere a fuoco un villaggio, una casa, una ragazza! Troviamo sette nomi propri: Gabriele, Dio, Galilea, Nazaret, Giuseppe, Davide, Maria. Il numero 7 indica la totalità della vita, il brulichio instancabile della vita, ed è lì che Dio viene. In un sesto mese segnato sul calendario della vita, il sesto mese di una vita nuova dentro Elisabetta.
La prima riflessione che viene spontanea è sullo scenario umile del luogo dove l’evento dell’Annunciazione si sviluppa. Il cristianesimo non inizia nel tempio ma in una casa. Alla grande città Dio preferisce un polveroso villaggio mai nominato prima nella Bibbia; alle liturgie solenni dei sacerdoti preferisce il quotidiano di una ragazzina adolescente. Dio entra nel mondo dal basso e sceglie la via della periferia. Un giorno qualunque, in un luogo qualunque, una giovane donna qualunque: il primo annuncio di grazia del Vangelo è consegnato nella normalità di una casa. Qualcosa di colossale accade nel quotidiano, senza testimoni, lontano dalle luci e dalle liturgie solenni del tempio.
Una seconda riflessione: Dio ha bisogno dell’uomo, nel nostro caso, di una donna per porre la sua dimora in mezzo agli uomini. Non di una donna qualunque, anche se modellata dalla grazia creatrice di Dio: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”, ma di una donna che sa abbondonarsi a Dio, che sa essere obbediente nella fede!
Nella nostra società tanto spavalda spesso sentiamo ripetere che le gente non crede più a niente Ma è proprio vero? Oppure la gente oggi crede a tutto, alle fandonie più insensate, e con una ingenuità che ha dell’incredibile? Anche tra i cristiani, troppi obbediscono solo a se stessi perché hanno fatto di se stessi il Dio cui tutti devono obbedire. La Parola di questa Domenica e l’esempio di Maria ci esortano ad obbedire a Dio, perché abbiamo fatto di lui la nostra libertà e la libertà di tutti!
Una terza riflessione. Maria, con la sua fede adulta: “Eccomi, sono la serva del Signore! Si faccia di me secondo la tua parola”, ha ascoltato ma ha anche agito. Dio dobbiamo cercarlo nella vita, nella nostra storia e in quella degli altri. Maria continua a stupire e a compiere opere meravigliose. Quel giorno lontano del XIV secolo, quando hai guarito quel pastorello sordomuto e chiedesti che la tua casa-chiesa di Pietraquaria fosse restaurata dopo la distruzione di Carlo d’Angiò, tu continui ad agire ancora oggi per portare alla nostra gente il tuo Figlio! Che tesoro ci hai lasciato e che privilegio ci hai donato! Non hai scelto luoghi affollati o importanti, ma luoghi umili, un monte solitario per porre la tua dimora e la tua presenza in mezzo a noi. Donaci, Maria di Pietraquaria, un po’ della tua fede operosa nell’accettare di essere la Madre del Dio che viene a salvarci perché anche noi possiamo donarci per salvare gli altri!
Sei piena di grazia. Sei riempita di Dio, Dio si è chinato su di te, si è innamorato di te, si è dato a te e ti ha riempita di luce. Ora hai un nome nuovo: Amata-per-sempre. Teneramente, liberamente, senza rimpianti amata.
P. Orante Elio D’Agostino
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