Papa Francesco: l’Avvento ci indica l’essenziale della vita, incontrare Cristo nei fratelli

L’Avvento è il tempo che ci è dato per accogliere il Signore che ci viene incontro, per riconoscerlo nei fratelli, per imparare ad amare. Riproponiamo alcune catechesi di Papa Francesco per approfondire il significato di questo tempo che dà inizio al nuovo anno liturgico (Anno C) – Sergio Centofanti – Città del Vaticano

Questa domenica inizia il tempo dell’Avvento che culminerà nel Natale. Papa Francesco ha spiegato, nell’Angelus del 3 dicembre dell’anno scorso, che “l’Avvento è il tempo che ci è dato per accogliere il Signore che ci viene incontro, anche per verificare il nostro desiderio di Dio, per guardare avanti e prepararci al ritorno di Cristo. Egli ritornerà a noi nella festa del Natale, quando faremo memoria della sua venuta storica nell’umiltà della condizione umana; ma viene dentro di noi ogni volta che siamo disposti a riceverlo, e verrà di nuovo alla fine dei tempi per «giudicare i vivi e i morti». Per questo dobbiamo sempre essere vigilanti e attendere il Signore con la speranza di incontrarlo”.

Le tre visite del Signore

Sono le tre visite del Signore all’umanità (Angelus 27 novembre 2016): “La prima visita è avvenuta con l’Incarnazione, la nascita di Gesù nella grotta di Betlemme; la seconda avviene nel presente: il Signore ci visita continuamente, ogni giorno, cammina al nostro fianco ed è una presenza di consolazione; infine, ci sarà la terza, l’ultima visita”, l’incontro con Cristo nel Giudizio finale, quello che il Papa ricorda citando il capitolo 25 del Vangelo secondo Matteo: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”. Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore.

Vigilare per cogliere le occasioni per amare

L’invito di Gesù nel tempo dell’Avvento è a vegliare, a fare attenzione, a non sprecare le occasioni di amore che ci dona: “La persona che fa attenzione è quella che, nel rumore del mondo, non si lascia travolgere dalla distrazione o dalla superficialità, ma vive in maniera piena e consapevole, con una preoccupazione rivolta anzitutto agli altri. Con questo atteggiamento ci rendiamo conto delle lacrime e delle necessità del prossimo e possiamo coglierne anche le capacità e le qualità umane e spirituali”. (Angelus 3 dicembre 2017)

Nel mondo, ma non del mondo

L’Avvento ci fa alzare lo sguardo verso il cielo, ma i piedi sono sempre in terra: “La persona attenta si rivolge (…) anche al mondo, cercando di contrastare l’indifferenza e la crudeltà presenti in esso, e rallegrandosi dei tesori di bellezza che pure esistono e vanno custoditi. Si tratta di avere uno sguardo di comprensione per riconoscere sia le miserie e le povertà degli individui e della società, sia per riconoscere la ricchezza nascosta nelle piccole cose di ogni giorno, proprio lì dove il Signore ci ha posto. La persona vigilante è quella che accoglie l’invito a vegliare, cioè a non lasciarsi sopraffare dal sonno dello scoraggiamento, della mancanza di speranza, della delusione; e nello stesso tempo respinge la sollecitazione delle tante vanità di cui trabocca il mondo e dietro alle quali, a volte, si sacrificano tempo e serenità personale e familiare”. “Essere attenti e vigilanti sono i presupposti per non continuare a ‘vagare lontano dalle vie del Signore’, smarriti nei nostri peccati e nelle nostre infedeltà; essere attenti ed essere vigilanti sono le condizioni per permettere a Dio di irrompere nella nostra esistenza, per restituirle significato e valore con la sua presenza piena di bontà e di tenerezza”. (Angelus 3 dicembre 2017)

La buona battaglia della fede

Con il tempo dell’Avvento ricomincia il nostro cammino verso il Signore. Un cammino fatto di gioia ma anche di dolore, di luce ma anche di buio. E il cammino diventa combattimento, è la buona battaglia della fede. Così afferma il Papa: “Dio è più potente e più forte di tutto. Questa convinzione dà al credente serenità, coraggio e la forza di perseverare nel bene di fronte alle peggiori avversità. Anche quando le forze del male si scatenano, i cristiani devono rispondere all’appello, a testa alta, pronti a resistere in questa battaglia in cui Dio avrà l’ultima parola. E questa parola sarà d’amore e di pace!”. (Omelia nella Prima Domenica di Avvento nella Cattedrale di Bangui, 29 novembre 2015)

La cosa più importante è l’incontro col Signore

L’Avvento ci indica l’essenziale della vita. “La relazione con il Dio-che-viene-a-visitarci dà a ogni gesto, a ogni cosa una luce diversa, uno spessore, un valore simbolico. Da questa prospettiva viene anche un invito alla sobrietà, a non essere dominati dalle cose di questo mondo, dalle realtà materiali, ma piuttosto a governarle. Se, al contrario, ci lasciamo condizionare e sopraffare da esse, non possiamo percepire che c’è qualcosa di molto importante: il nostro incontro finale con il Signore: e questo è l’importante. Quell’incontro. E le cose di ogni giorno devono avere questo orizzonte, devono essere indirizzate a quell’orizzonte. Quest’incontro con il Signore che viene per noi”. (Angelus 27 novembre 2016)

Maria ci conduce per mano da Gesù

Papa Francesco affida l’umanità a Maria: “La Madonna, Vergine dell’Avvento, ci aiuti a non considerarci proprietari della nostra vita, a non fare resistenza quando il Signore viene per cambiarla, ma ad essere pronti a lasciarci visitare da Lui, ospite atteso e gradito anche se sconvolge i nostri piani”. (Angelus 27 novembre 2016)